giovedì 25 agosto 2011

Il coccogrillo


Le notti d'estate, si sente un trillo:
lungo il Nilo frinisce il coccogrillo.
Dopo il pasto serale,
si fa sentimentale
e canta struggente con l'occhio brillo.

martedì 23 agosto 2011

Figli


Crescete in fretta, figli miei.
Crescete in fretta, se volete sopravvivere.
Non restate troppo a lungo vicino a me,
o arriverà il giorno in cui mi disinteresserò di voi
e rimarrete incompleti, a nascondervi negli angoli bui
per paura che io vi veda
e vi faccia a pezzi.
Perciò, io vi dico, se vi preme la vita,
crescete in fretta e andatevene.
Quando ve ne andrete, non voltatevi a salutare
e non tornate mai più.
Io mi vergognerò di voi dall'istante in cui lascerete casa.
Se tornerete indietro,
vi stravolgerò,
vi storpierò,
vi mutilerò,
oppure
senza riconoscervi
vi divorerò.
Fuori di qui, dimenticatevi di aver mai avuto un padre,
è la vostra unica possibilità
per non diventare come tutte le altre ossa
frantumate, sepolte nei muri.

lunedì 22 agosto 2011

Memo-cesso

Sul momentaneo senso di colpa
che ho provato
nel prendere i fogli con le domande sbagliate
al posto della cara signora
a un anno dalla pensione
probabilmente tu
Jim Potato
ci avresti tirato fuori una poesia
come anche sul piccolo in(s)etto senza nome
che ho sc(hi)acciato
un giorno di questi che neppure ricordo.
Potresti aver scritto dei versi
sul rituale mal officiato del pelare le carote
e su come le bucce sono piovute sul piano bianco
vittime imprecise
di quella piccola discriminazione quotidiana
che tu conosci bene
e che ci circonda di arnesi rovesciati
mentre anche la lingua ci tratta da inferiori
perché ci manca la destrezza
e tutte le ombre sono sinistre.
Forse 
amico Jim 
avresti scritto qualcosa anche su questi giochini semantici.
Oppure ti sarebbe uscito dalla penna
un haiku
su questa luna qualunque
che diventa piena sulla testa dei turisti.
Ma io non sono te
caro Jim Potato
e questi brandelli di vita quotidiana
non occupano a lungo spazio nella mia memoria.
Fanno parte di quel fiume continuo di roba che
entra passa esce
senza meraviglia.
Questi li ho recuperati in fondo al sifone
del memo-cesso
non senza fatica e già mezzi marci
appositamente per dirti
impareggiabile Jim
che non so come tu faccia
a mettere insieme quelle tue
piccole pudiche felicità.
Penso che mi mancherà sempre una qualità nello sguardo
oppure che tu
astuto Jim
le vere grandi felicità
te le sia giustamente tenute per te.

martedì 28 giugno 2011

Il primo pomeriggio

Il primo pomeriggio da single di ritorno è una lunghissima corsa in bici e poi un grande gelato gustato con calma: il lusso di perdere un altro po' di quel tempo già sprecato in abbondanza.
Mi dispiace per chi verrà dopo di te, perché potrebbe trovare molto spazio già occupato e asticelle alte da saltare, anche se spero che il tempo intercederà presso la mia memoria.
Un pensiero caparbio mi dice che ad una tua parola rifarei tutto. Allora questo pomeriggio scomparirebbe.

sabato 30 aprile 2011

Prove di volo

Con mano inadeguata io mi accingo
a fare della mia torpida penna
un'ala leggera di deltaplano,
sperando che il decollo non fallisca
e possa uscire dalla nebbia bassa,
finalmente, quel verso che ti spetta.

Maledico la mia vena imperfetta,
con cui forse mi illudo, o forse fingo,
di poter districare la matassa
del filo che mi stringe e mi scotenna
e non c'è mio nervo che non patisca,
sapendo quanto ti sono lontano.

Insieme mi sento malato e sano,
alla ragione grigia non do retta,
il mio timore è che il sogno finisca.
Più sei impalpabile e più mi ti stringo
e, stranamente, il cuore non tentenna,
l'esile aeroplano non si fracassa.

Capirà le nostre norme la massa?
Intuirà la potenza dell'arcano
che tanto allegramente ci dissenna?
Tu mi fai perdere qualsiasi stretta
sulla realtà, e nel cielo mi intingo,
sperando che il suolo non mi punisca.

Concediamo che il mondo si stupisca,
rinchiuso come sta nella sua cassa
di senso pratico e cuore guardingo.
Teniamoci il nostro credo profano,
che ci fa sopportare senza fretta
l'attesa di vederci come strenna.

E se l'impazienza a mostrarsi accenna,
non temere però che mi smarrisca.
Mai ci sarà cosa meno imperfetta
di questa spinta che tutto oltrepassa
e che mi fa sentire la tua mano
come un calore da cui sempre attingo.

Dai, accetta questo scritto ramingo!
Non sarà vano, mentre il tempo passa,
che io ambisca ad un verso che si impenna.


Buon compleanno, Dannae! Purtroppo, ancora una volta non sono riuscito ad esprimere tutto quello che rappresenti per me. Questi versacci non ti rendono giustizia, ma almeno ci ho provato.

venerdì 29 aprile 2011

Quattro poesie che non leggerete mai (forse)

Non sono di più, solo quattro. Appartengono a una categoria ben precisa: sono poesie d'amore. Il motivo per cui non le ho mai fatte leggere a nessuno, con l'esclusione di una che è stata letta solo dalla diretta destinataria, è che mi vergogno e ho paura.
Mi vergogno perché penso che in queste poesie sia messa a nudo una parte di me stesso, mentre in tutto il poco altro che scrivo ammetto che ci sono dei veli frapposti tra me e il lettore. Contemporaneamente, ho paura che si capisca che questa parte nuda di me stesso è poca cosa. Non è detto che queste quattro poesie trasmettano ad un eventuale lettore il sentimento che io ho provato a fissare in esse, anzi tenderei ad escluderlo: dovrei essere un poeta molto migliore di quanto non sarò mai.
Scrivo tutto ciò per introdurre una poesia che pubblicherò domani, che è una data molto importante per me. Questa poesia rappresenta un'eccezione, perché appartiene alla stessa categoria delle altre quattro. Mi sembrava ingiusto che questo spazio non contenesse almeno un tentativo di esprimere quello che provo per la persona che mi fa alzare ogni mattina, anche le più brutte, con un sorriso di gioia profonda.

Comunque, il solo fatto che ne abbia parlato mi fa pensare che, in un futuro, potrei superare nuovamente questo mio tabù. In fondo, tre delle altre quattro sono solo stupidi pezzi di archeologia sentimentale, pezzi nudi di un me stesso che non esiste più da molto tempo. Adesso, sono solo semplici brutte poesie, quindi adatte a questo cyber-non-luogo.

martedì 1 marzo 2011

Riflessione estemporanea

Mi dicono che dovrei scrivere più spesso, così si creerebbe un'abitudine per me che scrivo e per coloro che leggono. Pare che scrivere qualche cosa ogni giorno invogli i lettori, faccia nascere una sorta di appuntamento fisso e prevenga che si dimentichino o si stufino. La cosa non mi stupisce. Viviamo in un ambiente ipercomunicativo, siamo costantemente bombardati da messaggi di ogni tipo, che utilizzano tutti i trucchi possibili per risaltare alla nostra attenzione subissata e ormai anestetizzata. In tali condizioni, il messaggio di ieri è già preistoria, e se non ne segue uno oggi si cade nel dimenticatoio. La memoria non fa in tempo a sedimentarsi, a divenire involontaria. Non c'è più tempo per gustare una madeleine e farsi travolgere dai ricordi che porta, perchè bisogna trangugiarne molte di continuo, nessuna delle quali ha la minima speranza di lasciare un'impressione meno che momentanea. Bisogna essere presenti sulla tavola imbandita quotidianamente, con una copia nuova della stessa madeleine, o la sua assenza non verrà nemmeno notata.
Soltanto che io non ci riesco. Se scrivessi tutti i giorni, sfornerei banalità con cui mi vergognerei di appestare e inquinare l'umanità. Ci sono già troppi messaggi in giro, il fruscio di disturbo è quasi insopportabile, non mi piacerebbe aggiungere fastidio a questo fastidio.
Non sono così ossessionato dalla necessità di lasciare una memoria di ogni mio giorno e di ogni mio pensiero. Penso che ben pochi dei primi e dei secondi possano interessare qualcun altro, o anche solo il me stesso di domani.
Voglio viaggiare leggero, e se voltandomi troverò poche tracce del mio passaggio saprò che ho viaggiato bene.

lunedì 24 gennaio 2011

Preghiera

Figlio nostro, che sei dentro di noi,
sia sempre puro il tuo nome,
stabilisci i confini,
sia realtà la tua legge
come in morte così in vita.
Ricevi in dono
il nostro sacrificio quotidiano,
e rimetti a noi la nostra vita
come noi la rimettiamo
ai nostri donatori,
e non ci togliere il senso di colpa,
ma liberaci dalla paura di morire.
Amen