sabato 30 aprile 2011

Prove di volo

Con mano inadeguata io mi accingo
a fare della mia torpida penna
un'ala leggera di deltaplano,
sperando che il decollo non fallisca
e possa uscire dalla nebbia bassa,
finalmente, quel verso che ti spetta.

Maledico la mia vena imperfetta,
con cui forse mi illudo, o forse fingo,
di poter districare la matassa
del filo che mi stringe e mi scotenna
e non c'è mio nervo che non patisca,
sapendo quanto ti sono lontano.

Insieme mi sento malato e sano,
alla ragione grigia non do retta,
il mio timore è che il sogno finisca.
Più sei impalpabile e più mi ti stringo
e, stranamente, il cuore non tentenna,
l'esile aeroplano non si fracassa.

Capirà le nostre norme la massa?
Intuirà la potenza dell'arcano
che tanto allegramente ci dissenna?
Tu mi fai perdere qualsiasi stretta
sulla realtà, e nel cielo mi intingo,
sperando che il suolo non mi punisca.

Concediamo che il mondo si stupisca,
rinchiuso come sta nella sua cassa
di senso pratico e cuore guardingo.
Teniamoci il nostro credo profano,
che ci fa sopportare senza fretta
l'attesa di vederci come strenna.

E se l'impazienza a mostrarsi accenna,
non temere però che mi smarrisca.
Mai ci sarà cosa meno imperfetta
di questa spinta che tutto oltrepassa
e che mi fa sentire la tua mano
come un calore da cui sempre attingo.

Dai, accetta questo scritto ramingo!
Non sarà vano, mentre il tempo passa,
che io ambisca ad un verso che si impenna.


Buon compleanno, Dannae! Purtroppo, ancora una volta non sono riuscito ad esprimere tutto quello che rappresenti per me. Questi versacci non ti rendono giustizia, ma almeno ci ho provato.

venerdì 29 aprile 2011

Quattro poesie che non leggerete mai (forse)

Non sono di più, solo quattro. Appartengono a una categoria ben precisa: sono poesie d'amore. Il motivo per cui non le ho mai fatte leggere a nessuno, con l'esclusione di una che è stata letta solo dalla diretta destinataria, è che mi vergogno e ho paura.
Mi vergogno perché penso che in queste poesie sia messa a nudo una parte di me stesso, mentre in tutto il poco altro che scrivo ammetto che ci sono dei veli frapposti tra me e il lettore. Contemporaneamente, ho paura che si capisca che questa parte nuda di me stesso è poca cosa. Non è detto che queste quattro poesie trasmettano ad un eventuale lettore il sentimento che io ho provato a fissare in esse, anzi tenderei ad escluderlo: dovrei essere un poeta molto migliore di quanto non sarò mai.
Scrivo tutto ciò per introdurre una poesia che pubblicherò domani, che è una data molto importante per me. Questa poesia rappresenta un'eccezione, perché appartiene alla stessa categoria delle altre quattro. Mi sembrava ingiusto che questo spazio non contenesse almeno un tentativo di esprimere quello che provo per la persona che mi fa alzare ogni mattina, anche le più brutte, con un sorriso di gioia profonda.

Comunque, il solo fatto che ne abbia parlato mi fa pensare che, in un futuro, potrei superare nuovamente questo mio tabù. In fondo, tre delle altre quattro sono solo stupidi pezzi di archeologia sentimentale, pezzi nudi di un me stesso che non esiste più da molto tempo. Adesso, sono solo semplici brutte poesie, quindi adatte a questo cyber-non-luogo.