Ad ogni curva spudorata,
ad ogni cala ritrosa,
ad ogni salita di sassi come croste di ruggine,
scopro che il paradiso e l'inferno
sono la stessa cosa,
racchiusi in uno scoglio bianco
caduto dalla tasca dei jeans
strappati sopra le cosce salate
di un'Afrodite distratta,
forse ventenne.
Io non saprò mai i venti
densi e oscuri che la trascinano
per i capelli,
seguendo un linguaggio imprevedibile
a cui sono sordo per maledizione innata.
Beato colui che danza nella notte
e ruba quello che può
senza pretendere di capirlo.
Sua è la stella che già sta brillando
sopra una baia più distante,
ed ora, sua non è più.