lunedì 22 agosto 2011

Memo-cesso

Sul momentaneo senso di colpa
che ho provato
nel prendere i fogli con le domande sbagliate
al posto della cara signora
a un anno dalla pensione
probabilmente tu
Jim Potato
ci avresti tirato fuori una poesia
come anche sul piccolo in(s)etto senza nome
che ho sc(hi)acciato
un giorno di questi che neppure ricordo.
Potresti aver scritto dei versi
sul rituale mal officiato del pelare le carote
e su come le bucce sono piovute sul piano bianco
vittime imprecise
di quella piccola discriminazione quotidiana
che tu conosci bene
e che ci circonda di arnesi rovesciati
mentre anche la lingua ci tratta da inferiori
perché ci manca la destrezza
e tutte le ombre sono sinistre.
Forse 
amico Jim 
avresti scritto qualcosa anche su questi giochini semantici.
Oppure ti sarebbe uscito dalla penna
un haiku
su questa luna qualunque
che diventa piena sulla testa dei turisti.
Ma io non sono te
caro Jim Potato
e questi brandelli di vita quotidiana
non occupano a lungo spazio nella mia memoria.
Fanno parte di quel fiume continuo di roba che
entra passa esce
senza meraviglia.
Questi li ho recuperati in fondo al sifone
del memo-cesso
non senza fatica e già mezzi marci
appositamente per dirti
impareggiabile Jim
che non so come tu faccia
a mettere insieme quelle tue
piccole pudiche felicità.
Penso che mi mancherà sempre una qualità nello sguardo
oppure che tu
astuto Jim
le vere grandi felicità
te le sia giustamente tenute per te.

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