venerdì 29 aprile 2011

Quattro poesie che non leggerete mai (forse)

Non sono di più, solo quattro. Appartengono a una categoria ben precisa: sono poesie d'amore. Il motivo per cui non le ho mai fatte leggere a nessuno, con l'esclusione di una che è stata letta solo dalla diretta destinataria, è che mi vergogno e ho paura.
Mi vergogno perché penso che in queste poesie sia messa a nudo una parte di me stesso, mentre in tutto il poco altro che scrivo ammetto che ci sono dei veli frapposti tra me e il lettore. Contemporaneamente, ho paura che si capisca che questa parte nuda di me stesso è poca cosa. Non è detto che queste quattro poesie trasmettano ad un eventuale lettore il sentimento che io ho provato a fissare in esse, anzi tenderei ad escluderlo: dovrei essere un poeta molto migliore di quanto non sarò mai.
Scrivo tutto ciò per introdurre una poesia che pubblicherò domani, che è una data molto importante per me. Questa poesia rappresenta un'eccezione, perché appartiene alla stessa categoria delle altre quattro. Mi sembrava ingiusto che questo spazio non contenesse almeno un tentativo di esprimere quello che provo per la persona che mi fa alzare ogni mattina, anche le più brutte, con un sorriso di gioia profonda.

Comunque, il solo fatto che ne abbia parlato mi fa pensare che, in un futuro, potrei superare nuovamente questo mio tabù. In fondo, tre delle altre quattro sono solo stupidi pezzi di archeologia sentimentale, pezzi nudi di un me stesso che non esiste più da molto tempo. Adesso, sono solo semplici brutte poesie, quindi adatte a questo cyber-non-luogo.

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