sabato 6 marzo 2010

Ahi! ku

Sebbene non sia particolarmente nippofilo, di tanto in tanto mi diverto a scrivere haiku, o meglio dei versi che fino a poco tempo fa credevo fossero haiku.
Recentemente ho letto una definizione di questa forma poetica nel blog del mio caro amico Guido, uno che del Giappone ha fatto un oggetto di culto, e mi sono reso conto che i miei sono solo "semplici versi senza fisionomia". Dell'haiku prendono solo la divisione in diciassette "suoni", sillabe, e la partizione dei versi in un quinario, un settenario e un altro quinario. L'haiku originale, inoltre, è una forma pittografica quanto poetica: deve essere tanto gradevole e artistico graficamente quanto all'udito.
Con barbarica ignoranza di occidentale, mi sono appropriato di questo prodotto della cultura giapponese e l'ho stravolto a mio piacimento, tenendo solo quello che mi ha fatto comodo e buttando via il resto. Sono abbastanza contento del mio misfatto, però non posso continuare a chiamare haiku i miei terzetti di versi, perché in definitiva non lo sono mai stati.
Siccome spesso hanno un contenuto demenziale e umoristico (almeno come velleità, i risultati sono un altro paio di maniche), ho deciso di chiamarli Ahi! ku, e con questa etichetta appariranno sul Ribaldone.

2 commenti:

  1. Ah ah!

    Ti garantisco, caro Marco, che i tuoi Ahi! ku sono molto più haiku di tanti altri haiku! E di certo non sono "semplici versi senza fisionomia". Per molti, qualsiasi poeticume newage-bacioperuginesco è un haiku, purché si riesca a farlo stare in diciassette sillabe (a prezzo di osceni contorsionismi metrici). Tu hai il dono dell'incisività e dell'ironia. A voler essere pignoli, i tuoi sono senryuu; ottimi senryuu, direi. Continua così.

    Questo blog è una splendida idea, mi iscrivo subito tra i tuoi lettori fissi.

    A presto,
    G

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  2. Spero non pretenderai che cambi nome ai miei versacci. Senryuu o non senryuu, ormai sono Ahi! ku.

    Grazie per il commento, forse non sarai così generoso leggendo i prossimi post: darò fondo alla discarica creativa che ho da parte.

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