lunedì 15 marzo 2010

17/10/00 in treno

Prima e dopo il nulla,
un lampo
e soltanto una flebile traccia che si sfalda
tra le dita terrose e insensibili.
Un breve
grido
nell'immobile mosso che guarda
alberi scorrere scorrere scorrere.

2 commenti:

  1. Di questa apprezzo il metro e la musicalità, ma faccio un po' fatica a capirla. È lo sprazzo di luce tra una galleria e l'altra? Le "dita terrose" mi lasciano un po' perplesso.

    G

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  2. All'epoca scrivevo ancora meno versacci di adesso, e pensavo che l'ermetismo fosse una buona qualità. Probabilmente, le "dita terrose" erano una metafora per la mia mente, percepita come goffa e ancorata al suolo, che si lasciava sfuggire rapidamente il ricordo delle immagini che scorrevano dal finestrino del treno.
    Non ricordo bene, ma può essere che il mio umore fosse triste, infatti "l'immobile mosso" sono io e il "breve grido" lascerebbe supporre una situazione di disagio interiore... bah, non amo particolarmente questa poesia, se non che suona bene.

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