Quante pagine hanno le tue
mani,
che scorrono sulle righe
stampate?
Quando sono stati
pubblicati i tuoi piedi,
stanchi per averti protesa
verso gli scaffali alti?
Non si può stabilire di
quanti volumi
siano composti i tuoi
occhi,
e quante vicende lette e
vissute celino dietro
quel tuo sguardo
illustrato,
appena velato dalla calura
che infrange il silenzio
bibliotecario.
Tu, fresca brezza di
pagine scorse velocemente
nella calca illetterata di
onde di carne.
Tutto è arduo
e io non sono che un tarlo
solitario
dal sangue troppo vile,
analfabeta dei sentimenti.
Rimani, per ora, come un
segnalibro
celato fra le materne
pagine,
fino a quando un lettore
accortamente ti
discernerà.
Allora apparirai
un'edizione unica,
come già sei e nessuno
ancora sembra sapere.
Forse le ragnatele si
lacereranno,
gli spettri dal vergognoso
fetore abbandoneranno
questa biblioteca
infestata,
gli scaffali cadranno
scoprendo alla luce
chi ha notato per primo il
capolettera miniato
della tua discreta rarità.
Ma non è ora il momento,
e forse non sarà mai,
in cui questa storia sarà
scritta,
perché troppo scadente è
la carta
e l'inchiostro troppo
tenue,
e troppo facile il gesto
di voltare semplicemente
la pagina
per paura di leggere
qualcosa che scuota
l'ignoranza del cuore.
Nota: Fuori due!
Bella, bella, bella. Bravo DoppiaM.
RispondiEliminaSi vede che non fai parte di conventicole poetiche. La tua voce è calda e piena e priva di maniera. Continua così.