Ottobre corre, mese disperato,
le voci della vita son farfugli,
il fango inquina tutti i rimasugli
di dorata opulenza del passato.
Aleggia ovunque dolce e marcio un fiato,
che mi entra dentro e trasmuta in intrugli
i pensieri miei, come sui cespugli
l'ultima frutta va incontro al suo fato.
Aspettando che il tempo le incarogni,
rimangono foglie secche e contorte
la cui essenza a poco a poco s'imbratta.
Tra i resti decadenti dei miei sogni
spira il vento mellifluo della morte,
e ogni cosa mi sembra putrefatta.
é veramente intensa. L'ultima strofa fa un po' Baudelaire stantìo (sogno, decadenza, morte, putrefazione) e forse il suo romanticismo mi è piaciuto un po' meno ma niente che intacchi il godimento complessivo...
RispondiEliminaIspirata ed evocativamente fangosa.
Mi porta alla mente trasmutazioni alchemiche al rosso di omuncoli quiescenti..
Luca C.
È un po' lontano dalla mia sensibilità, ma mi piace molto la cura della forma e la scelta delle rime (finalmente "sogni" si sposa a "incarogni"!) L'ultima terzina mi pare un po' troppo in decrescendo, ma è salvata dalla chiusa. Davvero un buon lavoro.
RispondiEliminaG